Maddalena Santeroni si occupa di comunicazione, vive e lavora a Roma. È presidente dell'Associazione Amici dell’arte moderna a Valle Giulia. Nel 2010, ha contribuito alla realizzazione della nuova ala museale del Vittoriale, la casa museo del Vate.
Donatella Miliani vive a Perugia. Scrittrice e giornalista professionista ha collaborato a lungo con il Corriere della Sera e con la Rai. Attualmente lavora con il quotidiano La Nazione, dove tratta principalmente di cultura e spettacolo.
Il libro si apre con una introduzione, intitolata «Antipasto», a firma di Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, che ha accolto con entusiasmo il progetto editoriale delle due autrici. Il libro si basa su materiale proveniente dagli archivi del Vittoriale, in particolare sui cartigli che la cuoca Albina, chiamata affettuosamente dal poeta Suor Intingola, lasciò a Gardone dopo la morte di d’Annunzio. Vi si trovano citati anche stralci della corrispondenza tra il Vate e Renato Brozzi (incisore, scultore e orafo), Antonietta Treves (consorte di uno dei più grandi editori del primo 900, Guido Treves, di cui il Vate fu testimone di nozze; la Brozzi fu al centro della vita culturale milanese, facendo del proprio salotto un luogo d'incontro di intellettuali, le cui amicizie coltivò anche dopo la morte del marito) ed Ettore Janni (giornalista, critico letterario e politico italiano di origini abruzzesi). Il volume si basa anche su materiali testuali provenienti dalla Sezione Teatro Eleonora Duse della Fondazione Giorgio Cini.
Per circa venti anni, il Vate comunicò con la sua cuoca attraverso una miriade di biglietti, inviati a ogni ora del giorno e della notte. Messaggi coloriti e affettuosi indirizzati alla fedelissima Albina Lucarelli Becevello: che fu l'unica donna con cui visse in assoluta sintonia e castità, dagli anni Veneziani al finale della sua vita nello splendido Vittoriale di Guardone Riviera. Sono tanti i biglietti per Albina a cui il Poeta ha affidato le sue imprevedibili richieste culinarie: costolette di vitello e frittata, cannelloni e patatine fritte, pernice fredda, biscotti e cioccolata, ma soprattutto uova sode, di cui talmente andava ghiotto da paragonarne gli effetti a quelli di «un'estasi divina». Salutista, oltre che raffinato gourmet, molto interessato alla genuinità delle materie prime, attento anche a valorizzare, con intuizione estremamente moderna, i prodotti locali (sua ad esempio l'idea del nome Parozzo per un dolce della pasticceria abruzzese a base di mandorle e cioccolato fondente), il Vate alternava giorni di digiuno quasi totale a scorpacciate invereconde, che accompagnavano festosamente l’arrivo di figure femminili nelle sue giornate. Erano questi i momenti in cui D'Annunzio, rivolgendosi alla cuoca, si sbizzarriva in dettagliate disposizioni culinarie, con modi scherzosi e poetici: e la fidata Suor Intingola era sempre pronta ad accontentare il padrone, preparando elaborati menù in cui eros e cibo si combinavano, ricette sorprendenti, accostamenti “arditi” e ricercati.
Si tratta, insomma, di un libro sul cibo come fonte di piacere e bellezza. Un libro «saporito», come scrive Giordano Bruno Guerrieri nella sua introduzione, ricco e composito quanto una tavola imbandita, vero e proprio, originalissimo manuale di seduzione culinaria.
Ornella Caccavelli