Giorgio Fornetti, ricercatore presso l’ENEA di Frascati (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile), è uno dei tre titolari del brevetto nazionale e internazionale del Laser a colori RGB-ITR (Red Green Blue Imaging Topological Radar), premiato tra le “Eccellenze ENEA 2008” come strumento applicabile alla ricerca storico-artistica. Per introdurre una tecnologia così all’avanguardia, Fornetti ha mostrato come la Fisica e l’Arte possano essere viste come ambiti complementari e strettamente collegati, più di quanto non si creda solitamente: la Fisica e l’Arte hanno rappresentato e rappresentano il tentativo di investigare la realtà; la luce e il tempo sono alla base delle loro ricerche rispettive; gli artisti hanno spesso elaborato riflessioni sulla realtà, sulla relatività del tempo e della luce che hanno talvolta saputo anticipare concetti e temi che la scienza ha formalizzato soltanto in un secondo momento. In particolare Fornetti, rivolgendosi a un pubblico di storici dell’arte, ha illustrato con straordinaria efficacia e chiarezza il concetto di ‘relatività’ e di ‘sistema di riferimento’ suggerendo un parallelo col Cubismo, ma risalendo pure al capolavoro di Manet, Un bar aux Folies Bergère, dove lo specchio di fondo rappresenta contemporaneamente due punti di vista e due momenti differenti, e risalendo altresì alle diverse redazioni della Cattedrale di Rouen di Monet, per mostrare come la percezione della realtà possa cambiare in base a un “sistema di riferimento”. In sostanza, Fornetti ha sottoposto all’uditorio una riflessione estremamente suggestiva sulla visione e sui modi di vedere: riflessione fondamentale tanto per gli umanisti, alle prese con le opere d’arte, tanto per i fisici, che indagano i principi scientifici della visione.
Perciò Fornetti ha molto insistito sull’importanza di una collaborazione tra scienziati e umanisti: una collaborazione che non dovrebbe avvenire, come purtroppo sempre più spesso accade, nella direzione di un asservimento degli umanisti rispetto agli scienziati (come per esempio accade quando si affrontano le questioni della diagnostica); ma, al contrario, nel senso che gli scienziati dovrebbero saper fornire le risposte più adeguate alle richieste e alle esigenze, anche le più tradizionali, della ricerca umanistica. E, in effetti, uno degli interessi più tradizionali della storiografia artistica è proprio quello di capire come la ‘visione’ e i ‘modi di vedere’ cambino nel tempo. Dobbiamo oggi chiederci, dunque, come i modi di guardare alle opere d’arte possano cambiare grazie agli strumenti che la tecnologia ci offre, consentendoci di avvicinarci alle stesse opere d’arte (e alla loro storia) come mai prima era stato possibile.
Alla domanda del professor Occhipinti circa il funzionamento del Laser, Fornetti ha risposto illustrando il suo sofisticatissimo macchinario. Una testa ottica con lenti e specchi proietta il fascio del raggio laser, frutto della sommatoria di tre fasci di lunghezze d’onda corrispondenti ai colori primari, rossi, blu e giallo, sulla superficie da studiare. La parte diffusa della luce torna indietro e viene rielaborata dal macchianario, che fornisce una restituzione dell’immagine che non risente né dei condizionamenti della luce esterna, né delle condizioni di calore. Si tratterebbe di una sorta di visione ‘oggettiva’: un sogno da sempre coltivato dai critici d’arte, un sogno che oggi pare farsi realtà. Un software poi ricostruisce l’immagine a tre dimensioni. Con i sistemi di visione laser si opera da remoto, cioè senza contatto diretto con l’oggetto osservato. La lezione di Fornetti ha riscosso profonda ammirazione nei numerosissimi studenti, oltre un centinaio, che erano presenti.
Federica Bertini (Università degli Studi della “Tuscia”)