I frequenti viaggi in terre lontane garantiranno a Matisse la possibilità di toccare con mano le suggestioni evocate dalle opere viste in Francia. L’Algeria, visitata nel 1906, gli regalerà ceramiche e manufatti che, da quel momento in poi, entreranno nella sua pittura; Mosca, il Marocco e l’Africa in generale arricchiranno la sua tavolozza di una nuova luminosità e i suoi pennelli di nuove linee. Tutti elementi interpretati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime e che confluirà nel cosiddetto filone Arabesque celebrato dalla mostra romana. È questo il tema attorno a cui è incentrata la mostra che le Scuderie del Quirinale, in collaborazione con i Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dedica ad un gigante della storia dell’arte moderna, evocando il suo percorso creativo e, al tempo stesso, mettendo in luce le strette relazioni tra la sua produzione pittorica, decorativa e disegnativa. Con questa rassegna, curata da Ester Coen, si vuole offrire un’idea delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse, proponendo un ritratto a tuttotondo e non scontato del maestro francese, che metta in risalto non solo le sue doti di alchimista del colore, ma soprattutto il suo grande talento grafico e inventivo. Una selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di ogni parte del mondo racconta l’avventura attraverso la quale Matisse si è liberato dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva, per aprirsi a uno spazio che conduce lo spettatore verso l’infinito. Ad accogliere il visitatore saranno capolavori come Zohra sulla terrazza e I pesci rossi del Museo Puškin di Mosca, Il Marocchino in verde dell’Hermitage di San Pietroburgo, La ragazza con copricapo persiano dell’Israel Museum di Gerusalemme, l’Odalisca blu dall’Orangerie, la sensualità di Due modelle che si riposano e del Paravento moresco, entrambi dal Philadelphia Museum of Art e poi ancora raffinatissimi e sapienti disegni di profili femminili nelle misteriose pose e nei ricchi abiti di odalische.
Ma i viaggi ritornano ancora, questa volta con rimandi a motivi decorativi europei: l’abito spagnolo nel dipinto dal piglio energico della Danzatrice spagnola dal Museo Puškin; l’abito giallo di Katia dalla Fondazione Pierre e Tana Matisse di New York; alcuni disegni di nudi come Nudo disteso su piccolo tappeto africano del Centre Pompidou, Donna che si riposa, Nudo seduto e Nudo disteso sulla schiena dal Museo Matisse di Nizza. Alle Scuderie vediamo Matisse cimentarsi nella realizzazione di abiti di scena con i costumi del Chant du Rossignol disegnati per il balletto coreografato da Léonide Massine messi a confronto con disegni, acqueforti e bozzetti realizzati per il libro di poesie di Mallarmé.
Annamaria Malatesta (Università di Roma Tor Vergata)