A fornire indicazioni sulla data di realizzazione e sull’autore è l’iscrizione riportata sul margine del foglio: «Adi 13 de dicembre 1564. Io mastrantonio detto o firmato allemicirchulo».
In un momento in cui la scena in Vaticano era dominata dalla figura dell’architetto napoletano Pirro Ligorio, il disegno può essere riconducibile alle attività costruttive e di rifacimento volute da papa Pio IV.
Uno degli interventi più importanti che Ligorio dovette compiere fu infatti la trasformazione dell’esedra del nicchione bramantesco, nella parte settentrionale del Belvedere. Stando a quanto riportato dai camerali pontifici, i lavori vennero iniziati a partire dall’aprile dell’anno 1562, proseguendo fino al novembre del 1563. Gli elementi decorativi trovarono un loro completamento solo in un momento successivo.
Le numerose commissioni ligoriane, avevano spinto l’architetto a servirsi dell’aiuto dei suoi collaboratori. Il compito della risistemazione dell’emiciclo era stato dunque affidato ad un certo “mastro Antonio”, che elaborò il progetto nel dicembre 1564.
Il disegno sembra uno studio condotto sulle murature già esistenti. Le quote sono compatibili con quelle attuali: doveva dunque trattarsi di un rilievo eseguito in corso d’opera. Lo studioso Zanchettin riconduce il progetto alla volontà di trovare una collocazione ritmica per le sedici colonne di spoglio di cui Ligorio disponeva. Sono presenti poi otto colonne di minori dimensioni, posizionate sui fronti rettilinei che affacciavano sul Belvedere. Inoltre è evidente una riflessione riguardo le nicchie del muro perimetrale, soluzione questa non priva di notevoli ripensamenti.
Il documento in esame riporta le difficoltà riscontrate da Antonio nella risistemazione dell’emiciclo per l’inserimento delle sedici colonne, e spiega il motivo per cui ne vennero aggiunte altre quattro di nuova fattura, che avrebbero comportato mutazioni nell’alzato della costruzione.
La natura progettuale del disegno spiegherebbe dunque la presenza anche dei due schizzi della calotta del nicchione a sostegno dell’emiciclo, che proprio nel settembre del 1564 risulta essere interessata da lavori di carpenteria metallica.
Uno studio comparato delle fonti documentarie dell’epoca, renderà possibile un chiarimento sulla cerchia di collaboratori che a quel tempo lavorarono nei cantieri gestiti da Ligorio. Un primo studio condotto su alcuni dei Camerali dell’Archivio di Stato di Roma, da me esaminati, hanno permesso di ipotizzare una coincidenza tra il “mastro Antonio” che si firma sul disegno, e un certo “Antonio da s. Vico”. Egli risulta essere già impegnato negli anni del pontificato di Paolo IV e poi con Pio IV in Vaticano, ma anche a San Giovanni in Laterano. Nei prossimi mesi, la pubblicazione di alcuni dei camerali dell’archivio di Stato di Roma, tra cui il n. 1298, appositamente digitalizzato ed indicizzato, potrà fornire uno strumento di supporto per le future ricerche.
Federica Bertini (Università degli Studi della Tuscia)