Purtroppo, come spesso accade, la manutenzione dell’edificio si rivela molto carente, con inquietanti infiltrazioni di acqua sul soffitto. Inoltre i visitatori non sembrano essere molto numerosi, e manca un punto di ristoro, che si rivelerebbe necessario giacché il Museo è piuttosto distante dal centro di Nemi. La pubblica amministrazione si dimostra impotente, se non indifferente, di fronte a queste problematiche; eppure si tratta di un luogo di massimo interesse culturale.
Sulla riva settentrionale del lago di Nemi, nel luogo che una volta era attraversato dalla “Via Sacra” conducente al Santuario di Diana Nemorense, il Museo venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi imperiali appartenute all’Imperatore Caligola (37-41 d.C.), recuperate nelle acque del bacino del lago tra il 1929 e il 1931, con scafi lunghi più di settanta metri. Purtroppo molti reperti originali sono stati danneggiati insieme all’edificio del Museo che li ospitava, a causa di un incendio divampato nel 1944. Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e inaugurato definitivamente nel 1988. Oggi degli antichi “barconi” del tempo di Caligola, che dovettero ospitare le scenografiche feste cortigiane tramandate dalle fonti, si ammira l’insieme degli arredi e delle attrezzature rinvenuti sul fondo del lago.
Possiamo dunque osservare i bagli con le protomi ferine, le ermette bifronti, le transenne bronzee, e persino un’ancora. Nel nuovo allestimento, tutt’ora in via di completamento, l’ala sinistra è dedicata alle navi, di cui sono esposti alcuni materiali salvatisi dall’incendio: tra questi ricordiamo la ricostruzione del tetto con tegole in bronzo, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzature di bordo originali, una pompa a stantuffo, un bozzello. L’ala destra è dedicata al territorio dei Colli Albani; vi è esposto un grosso blocco di travertino proveniente dall’area tiburtina.
Una sezione pre e protostorica espone materiali litici, reperti della media età del bronzo (XVI secolo a.C) e dell’età del ferro (XI-VIII secolo a.C). Un altro settore è dedicato al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto. Vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente) e dai recenti scavi effettuati presso il santuario di Diana a Nemi. Un tratto di basolato romano percorre il Museo e separa l’area di età repubblicana e imperiale da quella riservata alle esposizioni temporanee, che attualmente ospita materiali ceramici provenienti dai depositi votivi di Satricum, Campoverde (Latina) e Ardea. All’esterno del Museo è visibile il profilo ligneo della prima nave, facente parte di un progetto di ricostruzione dello scafo in corso di realizzazione.
Mancini Manuele
Recensione pubblicata su Cultura Italia