Il radar topologico a immagine a colori (RGB-ITR), brevettato da Fornetti, implica una nuova idea di storia dell’arte che, come sottolinea il prof. Occhipinti, intenda rivolgersi allo studio di oggetti non più ridotti agli aspetti meramente formali e stilistici, come accadeva nel XX secolo, ma che indaghi le opere d’arte nella loro concretezza fisica, come oggetti tangibili, dotati di una loro fisicità, di una loro tridimensionalità, di una capacità di coinvolgimento fisico ed emotivo che cambia continuamente secondo il punto di vista dell’osservatore, secondo le condizioni di visibilità, decndo il contesto e la distanza (intesa sia in termini spaziali che temporali). Diventa in questo senso imprescindibile una collaborazione e un dialogo nuovo tra lo scienziato e lo storico dell’arte, perché quest’ultimo possa avvalersi degli strumenti più avanzati che rispondano alla rinnovata esigenza di indagare l’opera d’arte. In fondo, come sostiene Fornetti, l’arte e la fisica sono entrambe investigazioni sulla natura e sulla realtà.
Se nel corso del primo seminario il fisico dell’Enea ha illustrato agli studenti ed ai dottorandi di storia dell’arte alcuni concetti basilari della fisica e dell’ottica, indispensabili alla comprensione del funzionamento del radar topologico a immagine a colori (RGB-ITR), il secondo seminario si è invece incentrato sulla presentazione del sofisticato strumento: Fornetti ne ha illustrato le caratteristiche tecniche, le sue applicazioni e le sue funzioni. Il radar ottico viene posizionato fino a decine di metri di distanza dall’opera d’arte che deve essere scansionata; una luce laser bianca (che è la somma di tre fasci di lunghezze d’onda corrispondenti ai tre colori primari) viene emessa dalla testa ottica e direzionata verso il “bersaglio”, che naturalmente riflette la luce in modo diffuso. La porzione di luce che torna indietro viene raccolta tramite uno specchio di 15 cm di diametro ed è così possibile confrontare fra di loro il fascio di andata, con le sue caratteristiche di frequenza, con il fascio di ritorno. Il confronto tra questi due fasci laser fornisce delle informazioni preziose, che vengono elaborate elettronicamente in funzione della distanza di ciascun punto della superficie analizzata e dell’ampiezza del segnale che torna indietro su ciascuno dei tre colori. I dati vengono infatti trasferiti al computer che permette una riproduzione virtuale dell’oggetto.
Il fisico dell’ENEA ha molto insistito sulla necessità di far convergere la ricerca umanistica e quella scientifica e tecnologica, cercando di non perdere di vista una comunanza di intese e di ideali. Questo dialogo può rendersi possibile tramite una intelligente applicazione della più sofisticata tecnologia scientifica nel campo dei beni culturali. Grazie al radar topologico a immagine a colori (RGB-ITR) è infatti possibile studiare ed analizzare le opere d’arte in modo nuovo, “leggendo” l’opera nelle tre dimensioni spaziali. La risoluzione della scansione è altissima, ma non è legata alla risoluzione del sensore - come nelle macchine fotografiche - ma al passo dello scanner laser (un millesimo di grado). L’accuratezza dei dettagli è quella massima consentita dalle leggi dell’ottica.
Questo strumento di visione avanzato apporta una rivoluzione sul piano dell’osservazione. Sebbene non sia certamente questa la prima volta in cui la tecnologia venga applicata ai beni culturali, poiché molti sono gli strumenti utilizzati in ambito artistico, come ad esempio le termo-camere, la termografia infrarossa o l’XRF, la novità del radar topologico risiede nell’intendere la tecnologia non tanto come strumento utile alla diagnostica, ma come sussidio della visione, come strumento che permetta di guardare l’opera d’arte scrutandola come mai prima era stato possibile.
Attraverso l’utilizzo di questa sofisticata tecnologia è possibile interrogare l’opera d’arte, ottenendo informazioni sottoforma di matrici numeriche, ovvero di dati analitici che il fisico è in grado di decodificare e di interpretare, riproducendo l’opera d’arte sul computer: sarà poi compito dello storico dell’arte lavorare sull’immagine ottenuta, un’immagine incredibilmente reale e nitida, di altissima risoluzione. In questo modo l’opera d’arte può ‘parlare’ del suo presente e del suo passato: questo tipo di studio rende possibile interpretarla sia in modo sincronico - nel presente - che diacronico, perché, come spiega Giorgio Fornetti, «tutte le informazioni ottenute sono strettamente legate alla storia dell’opera stessa».
Lara Sambucci (Universitè degli Studi di Roma “Tor Vergata”