Se oggi visitiamo il refettorio palladiano del monastero benedettino nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, rimaniamo piacevolmente sorpresi nel constatare che la parete di fondo, dopo più di duecento anni, sembra essere tornata ad accogliere il dipinto che ad essa era stato in origine destinato: il “miracolo” che ha reso giustizia ai veneziani – e all’intero pubblico degli estimatori – si è verificato nel 2007, allorché si decise di ricreare un’esatta replica, in scala 1:1, del grande telero di Paolo Veronese Le Nozze di Cana. Dipinto che, appunto, era stato concepito a ornamento di quel luogo, in una comunione di intenti con l’architetto Andrea Palladio, ma che da quel luogo era stato sottratto del 1797 dalle truppe napoleoniche, per essere condotto al Louvre, dove è tuttora conservato.
Un altro esempio è la riproduzione del ciclo di dipinti di Caravaggio della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma – Vocazione di San Matteo, Martirio di San Matteo (1599-1600) e San Matteo e l'Angelo (1602) – realizzata in occasione dell’istituzione a Caravaggio (Bergamo), la città natale dell’artista, nell’ex chiesa di San Giovanni Battista, del Centro Studi e Ricerche Digitali Michelangelo Merisi, creato in occasione del quarto centenario della morte del pittore, nel 2010, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.
Entrambi i progetti portano la firma di Factum Arte, laboratorio fondato nel 2001 a Madrid, specializzato nella realizzazione, mediante le più moderne tecnologie, di facsimili di opere d’arte del passato, conservate per lo più nel territorio italiano, incollaborazione con numerosi artisti contemporanei. L’idea portata avanti dal suo fondatore, l’artista britannico Adam Lowe, e dal suo team di architetti, informatici e tecnici, è quella di sfruttare l’enorme potenziale di una strumentazione molto avanzata, progettata ad hoc a seconda del progetto, unita alle competenze e abilità manuali più tradizionali, con l’intenzione di dare nuova vita a opere d’arte (siano esse dipinti, sculture o architetture) che si trovano in condizioni di precaria conservazione, la cui ubicazione non consenta al pubblico e agli studiosi una appropriata fruizione, oppure che, nel corso dei secoli, abbiano subito smembramenti disperdendosi in diverse collezioni e musei.
Se, storicamente, si è soliti attribuire scarso valore alla copia di un’opera d’arte originale, Factum Arte ha inteso le parole “riproduzione” e “facsimile” in un’accezione estremamente positiva, nel senso di “innovazione” e “creatività”. Ovviamente, non si vuole che il facsimile sostituisca l’opera originale: l’obiettivo del facsimile è quello di dare la possibilità a un pubblico sempre crescente di entrare in contatto diretto con l’opera, anche quando l’originale non è più accessibile, per sensibilizzare i fruitori sulla delicata questione della conservazione del nostro patrimonio artistico e culturale.
La registrazione e l’acquisizione dei dati relativi a ogni opera è la fase che precede la vera e propria realizzazione del facsimile: questa operazione permette la creazione di un database di importantissime informazioni relative all’opera stessa, utili anche per futuri studi nonché per gli interventi di restauro.
Nel caso delle Nozze di Cana di Veronese, una volta collocato il facsimile, realizzato sulla base dell’originale del Louvre grazie a sofisticati macchinari per la scansionecontactless, si sono aperti degli interrogativi: era da considerarsi una mera copia? O una falsificazione? O semplicemente un restauro? L’operazione, comunque, è servita aristabilire quell’unità tra l’architettura palladiana e la pittura che era stata prevista sin dagli anni Sessanta del Cinquecento.
Inoltre, per consentire al pubblico una sorta di immersione virtuale all’interno del “ritrovato” spazio del refettorio, Peter Greenaway, membro del team di Factum Arte, ha realizzato un video di un’ora circa (disponibile liberamente nel sito internet del laboratorio) che, facendo ricorso alle nuove tecnologie multimediali con un mix di animazioni 3D, proiezioni di luci, suoni ed effetti speciali, ricrea un ambiente spettacolare e intimo allo stesso tempo: lo spettatore viene come invitato virtualmente ad “entrare” nell’opera, persino ad ascoltare i dialoghi fra i circa centoventi personaggi che popolano il dipinto. Il video offre, così, una dimostrazione suggestiva di come le nuove tecnologie multimediali stiano trasformando i nostri modi di entrare in contatto con i capolavori artistici del passato, permettendone una sempre maggiore accessibilità e alimentando nuove forme di interazione fra lo spettatore e l’opera.
Analogamente, davanti a ognuna delle riproduzioni del ciclo di San Matteo di Caravaggio sono stati posti dei browser ad alta risoluzione che permettono allo spettatore di poter zoomare l'opera e vederla fin nel minimo dettaglio. Due dei tre dipinti che nel contesto originario possono essere osservati solo di sguincio, ora sono visibili in veduta frontale. È poi possibile modificare a piacimento il tono e l'intensità delle luci Led proiettate sui dipinti. Anche in questo caso le copie dei tre dipinti permettano al pubblico e agli studiosi di instaurare con esse un nuovo dialogo.
Martina Fiore
Recensione pubblicata su Cultura Italia.